LILIUM - significato
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LILIUM - significato

(tratto dal libro di Alfredo Cattabiani "Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante", Edizioni Oscar Mondadori. Un libro da leggere e consultare ! )

Il termine Lilium deriva da una parola celtica che significa bianco.

Fin dai tempi arcaici il Lilium candidum, originario della Siria e della Palestina, è stato considerato simbolo di fecondità per la sua straordinaria capacità di riproduzione.

«È il fiore più vicino alla rosa per rinomanza e per l'affinità del profumo e dell'olio che se ne ricava, detto lilino» scrive Plinio.

Grazie alla sua fecondità divenne un attributo delle Grandi Madri e fu considerato un fiore sacro nei culti femminili.

Lo troviamo nelle mani di donne in alcune scene liturgiche incise su anelli ritrovati a Isopata, Micene e Rutsi.

Compare in mani femminili anche sulla fruttiera del I palazzo di Festos, nella stilizzazione di una danza che richiama quella ricordata da Ateneo come danza del giglio.

Lo menzionava anche Sofocle nell'Edipo a Colono, riferendo che i gigli ornavano il capo delle due dee agresti Demetra e Core insieme, con narcisi e crochi intrecciati in una corona.

A Roma il giglio era soprannominato lunonia rosa, consacrato alla dea che nell'arcaico pantheon latino era strettamente connessa alla sessualità e alla fecondità femminili, tanto da assimilare molte divinità minori, come Lucina, colei che faceva vedere al neonato la luce del giorno, Opigena, che prestava aiuto alle partorienti, Cinxia, che modellava il cinto da sposa, e Iterduca, che portava la sposa nella nuova casa.

Nell'Antico Testamento il giglio ha ispirato i simboli della Bellezza e della Fertilità, ma anche della Fioritura spirituale. Così appare nel Cantico dei Cantici dove sotto il velo di un amore umano viene celebrato l'amore di Dio per il suo popolo. Lo Sposo del poema è il Signore stesso che canta la bella sposa, simbolo di Israele: «Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle [...]. I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli [...]. Le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra [...]. Il tuo ventre è un mucchio di grano circondato da gigli».

Tutti questi simboli vetero-testamentari ed evangelici confluiranno nel composito simbolismo medievale, dove il fiore diventerà per il suo candore l'immagine della Purezza e, sulla scia dell'insegnamento del Cristo, emblema dell'Abbandono alla Provvidenza. E chi meglio della Madonna poteva impersonare queste virtù? D'altronde Maria di Nazareth è anche la «vergine feconda», simile ad alcune Grandi Madri antiche, sebbene il contesto teologico sia totalmente diverso perché nei Vangeli è presentata non come dea, ma come creatura umana, pur senza peccato originale. 

Anche nell'araldica il fiore è stato assunto a simbolo della Fecondità, ma soprattutto della Regalità, espressione terrena di quella divina: simbolismo che deriva dal Cantico dei Cantici, nei versetti in cui si fa menzione del «giglio delle valli». Si è anche osservato che il giglio a sei petali può essere identificato con i sei raggi della ruota, la cui circonferenza non sia tracciata, ovvero con i sei raggi del sole: dunque è fiore di Gloria e di Fecondità. Celebri sono i gigli della monarchia francese, anche se si trattava inizialmente non del fiore, ma di un'arma offensiva dei Franchi che presentava nel mezzo un ferro diritto e appuntito dove s'innestavano ai lati due pezzi di ferro a mezzaluna: il tutto collegato da una chiavetta che formava il cosiddetto piede del giglio.

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