

(tratto dal libro di Alfredo Cattabiani "Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante", Edizioni Oscar Mondadori. Un libro da leggere e consultare ! )
Il girasole impazzito di luce.
Splendono a giugno i girasoli col loro volto ridente, giganti bonari che disciplinatamente si volgono verso mezzogiorno inebriandosi d i luce. L'estate pare incarnarsi in quelle margheritone celebrate da tanti poeti. Scriveva Eugenio Montale in Ossi di seppia:
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
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E in effetti il girasole (Helianthus annuus) ama a tal punto la luce del sole, da orientare la calatide verso il punto di maggiore illuminazione, verso sud.
Non è originario dell'Europa ma dell'America: fu scoperto in Perù da Hemando Pizarro, fratello di Francisco, che ne portò i semi in Spagna per fame dono a Filippo II. Nella civiltà inca era considerato il simbolo della sovranità: il dio re, personificazione terrena del Sole divino, era accompagnato nei riti da guerrieri e nobili che recavano in mano un girasole d'oro, immagine vegetale del sole. I sacerdoti incas gli attribuivano poteri magici poiché avevano osservato che i semi erano disposti lungo tre serie di spirali che si svolgevano in senso orario e antiorario.
Giunse troppo tardi in Europa per ispirare miti come quello che si è narrato a proposito dell'eliotropio, trasformato da Ippolito Pindemonte, con la sua ode all'Helianthus, in un mito moderno del girasole.
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Una zuccherosa favola andalusa
Anche una favola andalusa, troppo zuccherosa e patetica, ha evocato un simbolo analogo a quello dell'eliotropio. All'inizio dei tempi vi erano due fratelli, l'uno buono, l'altro cupo e invidioso. Un giorno il primo domandò: «Perché mi sfuggi sempre? Siamo soli al mondo e dovremmo amarci». Ma l'altro ripose: «A me piace vivere solo. La tua presenza mi importuna, mi irrita».
Qualche anno dopo il giovane buono s'ammalò gravemente e, sentendosi morire, chiamò il fratello al capezzale. «Sto per andarmene» gli disse. «Ma vorrei serbare un buon ricordo di te. Tì prego, fammi un sorriso, almeno una volta.» Ma l'altro taceva, scuro in volto. «Tanto mi odi?» esclamò il fratello buono. «Ricordati che l'odio e l'egoismo sono i torturatori della vita. L'amore è invece luce.» Furono le ultime parole. Poi i due angeli ne condussero l'anima al Signore che, intenerito dalla sua bontà, disse: «Di te farò l'astro più bello dell'universo». Quando il giovane malvagio vide ardere il sole nel cielo vi riconobbe il sorriso del fratello: «Ecco l'amore che ho respinto» esclamò commosso. «Ora voglio contemplarlo per tutta l'eternità.» E il Signore lo trasformò nel girasole.
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Proprietà del girasole Gli Incas conoscevano le proprietà nutritive dei semi e sapevano ricavare fibre dal fusto e dalle foglie. Ci volle invece del tempo perché gli europei scoprissero che era una pianta oleaginosa di primaria importanza. Il suo seme infatti contiene dal 35 al 55 per cento di olio, dal 23 al 31 per cento di protidi e fino al 20 per cento di glucidi. L'olio che se ne ricava, pur insapore, è ipocolesterolemizzante ed è uno dei migliori grassi alimentari. La medicina russa utilizza le foglie e i fiori del girasole per curare le malattie polmonari e della gola.
Nonostante tutti questi pregi e il simbolismo solare, nel linguaggio dei fiori ha ispirato messaggi non rassicuranti. Inviarne un mazzo significa accusare di Falsità, oppure dichiarare che un amore è infelice. Bizzarro linguaggio poiché il fiore a una mente normale ispira un'ilare Giocondità.
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